PEG triennale e arte di arrangiarsi
 

Scritto da Fabiano Corsini, 01-03-2011 10:22

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Pubblicato in : organizzazione, in generale

 “Il processo di adattamento a Piano della  performance dovrà trasformare il PEG in  un documento programmatico triennale in cui, in coerenza con le risorse  assegnate, vengono esplicitati obiettivi, indicatori e relativi  target. Attraverso questo strumento devono essere  definiti gli elementi fondamentali su cui si baserà la misurazione, la valutazione e la rendicontazione della performance.  Il PEG, inoltre, deve assicurare la qualità della rappresentazione della  performance, dal momento che in esso devono essere esplicitati il processo e le modalità  di formulazione degli obiettivi dell’ente, nonché l’articolazione complessiva degli stessi” Sono passi salienti tratti dalla Delibera CIVIT n. 121/2010, un atto con il quale la Commissione Indipendente per la Valutazione interloquisce con ANCI, per definire le linee di una compatibilizzazione tra procedure e documenti introdotti e disciplinati dal D. Lgs. 150 e la legislazione già vigente, già ricca e prodiga di soluzioni tecniche finalizzate in qualche modo alla misurazione dei risultati dell’azione amministrativa e degli stessi reparti organizzativi degli enti locali.

In punto di teoria, le osservazioni e le indicazioni conseguenti sembrano fondate e condivisibili;  il respiro triennale del PEG è in qualche modo imposto dalla disciplina che fissa in tre anni la programmazione del fabbisogno di personale e la durata degli incarichi. Inoltre, un respiro sottratto alla mera logica dell’esercizio contabile, dunque al risultato contingente, sembra maggiormente in linea con il rispetto dei  criteri generali di efficienza ed efficacia, che devono essere validati in una prospettiva di medio termine o stategica.

Nella sostanza, intendiamo nella pratica operativa, queste enunciazioni teoriche stridono con una realtà che vede le amministrazioni alle prese con il difficile compito di far quadrare bilanci impossibili; sicuramente non in grado di appassionarsi alla dimensione strategica del “ciclo delle performance” quanto alla più nazionale e impegnativa abilità nell’escogitare soluzioni che consentano di portare agli organi documenti tanto teoricamente ed apparentemente corretti quanto sostanzialmente contingenti e strumentali. Più che di PEG triennali, le Giunte si occupano di PEG in acconto; assegnano risorse per obiettivi sproporzionatamente più costosi, con la promessa implicita di “conguagli” in itinere.

L’enfasi con la quale la “riforma” della valutazione è stata presentata stride sempre di più rispetto  ad una realtà, che avrebbe richiesto e richiederebbe ancora, forse, un impegno più rigorosamente rivolto ad aiutare la funzione pubblica locale a conquistare una dimensione di autentica autonomia. E dunque a coinvolgere tutti coloro che vi operano non tanto in colossali riproposizioni del tema “io speriamo che me la cavo”, quanto in processi partecipativi e motivanti rispettosi della professionalità e delle responsabilità delle persone.

Ultimo aggiornamento : 03-03-2011 06:44

   
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Tags : valutazione brunetta performance civit


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