verso Bisanzio...

il respiro e il vento

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Scritto da Administrator

Secondo gli studiosi nel discorso di Gesù noto come “discorso della montagna”, egli parlò in aramaico. E in quella lingua la famosa frase “beati i poveri di spirito” doveva risuonare come “siano lieti gli abbassati dal vento” coloro insomma che sono nella condizione di oppressi e dunque sono obbligati a tenere la testa piegata, il fiato rivolto a terra, trascinato al suolo. Erri De Luca spiega che questa fedeltà filologica consente di rendere meglio il richiamo alla umiltà, per cui per gli oppressi non è dato esser padroni neppure del loro respiro.

Gesù in punto di morte, sulla croce, ripete il verso del salmo di Isaia: “in tua mano sto per restituire il vento che mi hai dato quando son nato”. Vento, respiro, oppressioni, umiltà. “Siano lieti gli abbassati dal vento”, tradotto Beati i poveri di spirito non ci si capisce più nulla. Parlare di respiro e di vento, invece, ci mette davanti alla maledizione di oggi.

La minaccia della ventilazione artificiale, al posto di questo naturale e ormai sopportabile vento che ci piega. Come un ponentino.

 

Gemisto Pletone e la scoperta dell'America

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Scritto da Administrator

Buffa la storia del pensiero e buffa l'astuzia con cui la storia consuma le sue vendette. Giorgio Gemisto Pletone (da alcuni mesi mi occupo di lui) è una figura chiave nella nascita del pensiero rinascimentale e nelle vicenda che prendono avvio nella prima età del XV secolo e, fino agli inizi del XVII, vedranno fiorire un nuovo umanesimo. Di Gemisto Pletone è proverbiale il suo attaccamento all'antico, il suo guardare alla Prisca Theologia e alle antiche religiosità come pilastri della sapienza e punti di riferimento filosofico e teologico anche per i contemporanei. Gemisto Pletone venne in Italia (si passi il termine) nel 1438 e partecipò al Concilio di Ferrara e Firenze, in qualche modo "sponsorizzato" dal Cosimo De Medici, cristiano cattolico e rappresentante di quel protocapitalismo commerciale emergente proprio in Italia (gli studiosi che confuteranno Weber per sostenere che il capitalismo non è nato primariamente nei paesi calvinisiti, citeranno il caso dei mercanti lucchesi come antesignani del capitalismo). Con quel bel barbone ieratico che si può vedere nella copertina di questa pagina, ispirò Ficino per fondare l'Accademia Neoplatonica e incantò tutti con il suo profondo e severo richiamo al passato. Il capitalismo cattolico dei Medici e di tutti i signori che in Italia usavano le loro ricchezze per trasformarle in opere di bene, le grandi cattedrali, le chiese, le grandi opere d'arte, tramontò invece presto. Travolto da un altro capitalismo di lungo corso, quello che arrivò dopo il 1492, dopo l'avvio dei grandi traffici tra le sponde dell'oceano. E poi tutto il resto che conosciamo. E la colpa, diciamo così, fu un po', anzi parecchio, anche di Gemisto Pletone. Cristoforo Colombo spiegò che la certezza della esistenza di altre terre oltre Gibilterra gli era venuta leggendo la gegrafia di Strabone, nella quale si citavano i testi Greci di Ipparco....il gradne geogorafo della antichità, di cui prima di Pletone si erano perse le tracce, che proprio Pletone aveva fatto conoscere in occidente. Insomma, il Pletone della Prisca Theologia , promotore della sapienza antica, produsse la spinta verso le grandi scoperte, la scoperta dell'America. E il nuovo capitalismo fu protestante, anzi calvinista.

 

Pagina 6 di 147